Persone: cicatrici di dolore e tracce di emozione

Il 18 marzo di ogni anno sarà la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia “al fine di conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute”.

Quanta sofferenza tra quelle mura. Cancelli improvvisamente chiusi non solo per i visitatori ed i volontari, ma anche per i carepartner. Come si fa a stare cosi tanto tempo senza vedere la persona che si ama? Lontani, raggiunti solo da videochiamate.

Il divieto della presenza, dell’abbraccio e delle carezze e da quell’ultimo saluto, cosi importante e prezioso. Morti senza saluti, morti senza corpi, morti senza riti (almeno nella prima parte del 2020). E che dire del personale socio sanitario? Attanagliato dalla paura, incapace a trovare i giusti comportamenti nella confusione delle direttive nazionali e delle Usl, alla continua rincorsa di un modo per tenere il virus fuori dalla porta.

E poi l’attacco. I focolai che hanno mietuto vittime, creato zone rosse, costretto a lavoro con turnistiche massacranti: molti operatori ed infermieri si sono ammalati. E che dire degli anziani. Espropriati dall’amore dei loro cari, coccolati dalle organizzazioni, in un continuo adattamento di regole e di ristrizione di spazi.

E’ tempo di lasciare che il dolore affiori in superficie. Deve emergere e trovare la sua voce.

La Fondazione Balicco di Martinengo (BG), l’Istituto delle Suore delle Poverelle di Bergamo, la Fondazione Bongioni Lambertenghi di Villa di Tirano (So), l’ APSP Clementino Vannetti di Rovereto, l’Opera Pia Raggio di Sole di Barbarano di Barbarano Vicentino, Villa Salus di Rimini e la Cura Villa Giulia a Pianoro (Bo), insieme a Letizia Espanoli ed Elena Mantesso vi invitano a questa ora e mezza da vivere insieme.

Una formazione per dare parole al dolore, per scongelare la sua durezza, per scrivere una pagina di ricordo di tutti gli anziani che ci hanno lasciato, per trovare il coraggio di andare avanti, per costruire nuovi giorni per le nostre Rsa.

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