L’Asp di Vignola progetta il futuro. Intervista a Marco Franchini.

Intervista al Presidente dell’ASP di Vignola, impegnato nella ristrutturazione della Casa Residenza – Centro Diurno di Vignola: un progetto che rappresenta un “caso scuola” e che tiene in considerazione l’importanza, anche in termini economici, che i servizi dedicati alla terza età avranno in futuro.

 

Chi è Marco Franchini?
Guardi è difficile risponderle a questa domanda. Mi piace parlare più di cosa faccio che di chi sono. Se dovessi definirmi in due ambiti “pro-passionali” le direi quello psicologico e quello amministrativo pubblico. Riflettono due visioni che mi piace pensare integrate: ho sempre creduto nel privato, nella sua spinta migliorativa data dalla competitività e nella sua capacità di liberare energie di ciascuno di noi; ho sempre sostenuto il pubblico come visione di insieme capace di espandere le opportunità all’ascesa di ciascun individuo indipendentemente dalla provenienza, che permetta di disegnare spazi belli e carichi di vitale innovazione.

Perché un ragazzo giovane si è avvicinato a questo ambiente?
Ma guardi, rompiamo subito le righe, quando nel nostro paese sento la parola giovane mi attraversa un brivido lungo la schiena: spesso lo associo a quel senso asfissiante di chi ti parcheggia nell’hangar del “fatti da parte” salvo ricordarti troppo tardi che non è più il tuo tempo. Ho 35 anni e certo non posso definirmi anziano però credo che alla mia età si sia adulti a sufficienza per affrontare sfide importanti. Se ci pensa bene e guarda la carta d’identità di chi ha fatto imprese degne di nota vedrà un età media di molto inferiore…La domanda che dovrebbbe porsi è se sono o no capace di ricoprire un ruolo che anche lei, con le sue tasse, sostiene.
A questo non rispondo…sarei troppo critico.

Come e perché è nato il progetto della nuova Residenza di Vignola?
Questa è, appunto, una di quelle imprese importanti che le dicevo. Mi occupo di un settore che tra i servizi vanta quello rivolto al residenziale per anziani. Sono convinto, dati alla mano, che in quest’ambito nei prossimi anni misureremo non solo la tenuta del welfare ma anzitutto la qualità del wellness delle nostre comunità. La domanda che dobbiamo porci è solo una: sapremo esserne all’altezza? Qualche anno fa dovevamo affrontare un importante investimento su una casa residenza e allora ho chiesto ai miei collaboratori: “Se voi aveste 90 anni vorreste entrare qui?” La risposta fu no.
E guardi bene, offriamo un ottimo servizio sia in termini di spesa pubblica (spendiamo una media di €150 al giorno rispetto ai €400 della sanità) sia in termini di assistenza sanitaria (i report di qualità lo confermano). Ma a cosa serve mettere a norma un edificio se io che offro servizi alla persona non voglio entrarvi? Dunque, ci manca qualcosa.
Ho capito allora che dovevamo cambiare paradigma: non pubblico che aspetta e chiede ma che propone e innova. Non una casa residenza come luogo di uscita ma di entrata. Il cambiamento di assetto economico e la crescente qualità di vita delle persone ci impongono di trovare nuove strade. Un pubblico universale non solo nell’accesso al servizio ma nell’accendere le diverse anime della sua comunità, nell’essere a servizio del territorio. E per fare questo la comunità deve, fin dalla sua fase ideativa, farne parte…

Asp Vignola Franchini2

 

Come è riuscito a convincere un nome così importante come quello dell’Arch. Portoghesi ad interessarsi a questo progetto?
Non l’ho convinto io ma il progetto. Parlare di bellezza associandola alla casa di residenza, creare spazi umanizzati dove al centro mettere l’anziano e intorno spazi per bambini e adolescenti, definendo uno scambio virtuoso tra generazioni, progettare un luogo che ha in seno l’ambizione di trasformare la casa di riposo per anziani in una “casa di risveglio” per la comunità, ecco questo ha convinto un “archistar” come il Prof. Portoghesi.

Come è venuta l’idea di coinvolgere l’Istituto Politecnico di Milano?
Qui una domanda gliela faccio io: sa quanto spende ciascun contribuente per la formazione di un alunno fino al diciottesimo anno di età?

No…
100.000€. Quale società investe così tanto e pretende così poco come la nostra? Noi abbiamo il dovere di chiedere ai nostri ragazzi di mostrare il tanto investito, di far fruttare le loro capacità al servizio della comunità. Ma il vero valore è oltre l’investimento economico, è sulla persona capace di dare linfa vitale, rinnovamento al sistema paese. Qui dobbiamo fare una scelta: c’è chi critica i giovani indolenti e chi sostiene quelli capaci. Io secondo lei da che parte sto?

Come è riuscito a coinvolgere nel progetto i commercianti, le aziende, le varie Istituzioni del territorio e non solo, a parteciparvi così fattivamente?
Credo che azienda pubblica significhi, in particolar modo in questa fase, liberare energia sul territorio partendo da coloro che valorosamente, tra un sistema tributario esoso e competizioni non sempre giocate alla pari, abbia resistito e continuato ad investire qui. Perché la liquidità in banca non serve neanche agli istituti di credito e c’è bisogno che divenga investimento per le imprese con un garante, quale l’ente pubblico, capace di superare i vincoli imposti (penso a Basilea). Però per fare questo, tutti i soggetti coinvolti devono fare la loro parte, mettersi in prima linea. Perché è un progetto che riguarda il futuro di tutti noi e deve vedere noi tutti prenderne parte. La strada è ancora lunga, questi progetti richiedono il fisico del maratoneta, ma oggi devo essere contento, non appagato certo, per le tante energie spese e i tanti volti incontrati. L’ho convinta a diventare nostro sostenitore?